Annotazioni molto puntuali e documentate, che però in parte non mi trovano d'accordo, in quanto praticamente la totalità dei terzi spazi "reali", ossia in grado di determinare effettivamente dei legami dotati di una certa profondità, risultano spazi, se non deliberatamente privati, a pagamento. Ricordo le amicizie fatte durante l'infanzia in alberghi puntualmente rinnovati ogni estate, oppure quelle relative ai residence montani, anch'essi inclusi nel novero delle seconde case. Può accadere di incontrare qualcuno in piazza, certo, ma non è la stessa cosa di incontrarlo all'università, che si paga, o in qualche accademia o corso, che si pagano, e via discorrendo. Il solo vero alveo del terzo spazio realmente pubblico rimane la scuola, nello specifico quella della giovinezza, che dalle elementari (io le chiamo ancora così) si spingono fino ai licei. Quello è effettivamente un terzo spazio puro e incontaminato.
Ciao Filippo, grazie per il commento. In realtà mi sembra che siamo più d’accordo di quel che pensi, tant’è che io parlo dei terzi spazi odierni come di terzi spazi surrogati, proprio perché il loro accesso è determinato in larga parte dal consumo come status, però forse non ho capito bene io il commento e il punto di divergenza che stai sottolineando.
Io credo che lo spazio terzo sia purtroppo abbastanza per definizione uno spazio funzione del censo. Certo, la cosa può essersi acuita, o peggiorata. Ma come detto io rintraccio una purezza di questo spazio solo nel mondo scolastico, e credo peraltro che proprio per questo la scuola sia da tempo sotto attacco.
grazie, acuta riflessione. Aggiungo che la logica del quarto spazio è quella tipica dei mondi della c.d. "innovazione sociale" e può essere vissuta come totalizzante. Comporta dei vantaggi "relazionali", ma soffoca e genera burn-out. Ne ho scritto qui: https://www.amazon.it/Innovatori-sociali-sindrome-prometeo-nellItalia/dp/8815280278
Inoltre, è cruciale ribadire che la contrazione dello spazio pubblico non riguarda solo la vita urbana, ma anche lo spazio delle classi dirigenti e lo spazio dei luoghi policentrici. Ne ho scritto qui di recente: https://www.laterza.it/scheda-libro/?isbn=9788858152539
Annotazioni molto puntuali e documentate, che però in parte non mi trovano d'accordo, in quanto praticamente la totalità dei terzi spazi "reali", ossia in grado di determinare effettivamente dei legami dotati di una certa profondità, risultano spazi, se non deliberatamente privati, a pagamento. Ricordo le amicizie fatte durante l'infanzia in alberghi puntualmente rinnovati ogni estate, oppure quelle relative ai residence montani, anch'essi inclusi nel novero delle seconde case. Può accadere di incontrare qualcuno in piazza, certo, ma non è la stessa cosa di incontrarlo all'università, che si paga, o in qualche accademia o corso, che si pagano, e via discorrendo. Il solo vero alveo del terzo spazio realmente pubblico rimane la scuola, nello specifico quella della giovinezza, che dalle elementari (io le chiamo ancora così) si spingono fino ai licei. Quello è effettivamente un terzo spazio puro e incontaminato.
Ciao Filippo, grazie per il commento. In realtà mi sembra che siamo più d’accordo di quel che pensi, tant’è che io parlo dei terzi spazi odierni come di terzi spazi surrogati, proprio perché il loro accesso è determinato in larga parte dal consumo come status, però forse non ho capito bene io il commento e il punto di divergenza che stai sottolineando.
Io credo che lo spazio terzo sia purtroppo abbastanza per definizione uno spazio funzione del censo. Certo, la cosa può essersi acuita, o peggiorata. Ma come detto io rintraccio una purezza di questo spazio solo nel mondo scolastico, e credo peraltro che proprio per questo la scuola sia da tempo sotto attacco.
grazie, acuta riflessione. Aggiungo che la logica del quarto spazio è quella tipica dei mondi della c.d. "innovazione sociale" e può essere vissuta come totalizzante. Comporta dei vantaggi "relazionali", ma soffoca e genera burn-out. Ne ho scritto qui: https://www.amazon.it/Innovatori-sociali-sindrome-prometeo-nellItalia/dp/8815280278
Inoltre, è cruciale ribadire che la contrazione dello spazio pubblico non riguarda solo la vita urbana, ma anche lo spazio delle classi dirigenti e lo spazio dei luoghi policentrici. Ne ho scritto qui di recente: https://www.laterza.it/scheda-libro/?isbn=9788858152539